venerdì 18 gennaio 2008

Cronache Italiane.. ora si scopre l'acqua calda: la politica "ama" la sanità..

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Franca Rame si dimette da Senatrice con una lettera nobile che descrive puntualmente che cosa sia e a CHI / cosa serva il Parlamento Italiano..
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Intanto, con l’UDEUR ARRESTATO in blocco e MASTELLA IN BRAGHE DI TELA, si scopre l’acqua calda, ovverosia che la SANITÀ è un “piatto” ricchissimo e da sempre e DOVUNQUE introgolato da politici di tutte le risme e colori e dalle cosche politico-affaristiche (fino al malaffare più squallido e finanche criminale) – con buona pace di tutti coloro che chiedono una sanità dalla parte dei MALATI e non degli AFFARI..
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Come lucidamente scrive Lucia Annunziata: cosa è di fatto la mafia, se non la prassi di gruppi che piegano le regole del gioco, prendendo a calci legalità e giustizia? Che ci siano morti ammazzati dalla lupara o (molti, moltissimi di più) morti a causa delle conseguenze del malaffare, è di ininfluente distinzione, perché il risultato è lo stesso, anche se di diverso impatto mediatico. Il colore del sangue sull’asfalto ha infatti un effetto visivo che centinaia di “morti bianche” non posseggono.. «Cos’è la camorra, la malavita, la corruzione vera, se non la ricerca di una zona franca che permetta ai legami familiari, di gruppo, di sangue, o di convinzione ideologica, di contare più delle regole comuni della società
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Mafia.. c’è quella che spara e quella che strangola con metodi diversi da quelli usati comunemente dai criminali. Questo blog ha descritto in questi mesi vicende che in tanti ben conoscono.. ha descritto un metodo e un’organizzazione che Gian Antonio Stella riporta come “un'intrusione massiccia.. capillare”. E con preciso riferimento alla Toscana scrive: «..lì il "partito" è così forte che se ne stanno tutti quieti e zitti».
Ma la magistratura sa. E allora..? Silenzio.. Muro di gomma.. Collusione..? Sembra la Campania dei rifiuti.. nessuno è responsabile dello scempio.. nessuno paga.. a parte i cittadini.
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L’Udeur, oggi, minaccia l’Unione: o uniti dietro a Mastella o crisi di Governo.. Metodo mafioso. E pertanto inaccettabile per chi ha dignità e coscienza. Ma questo Governo di Centro-Sinistra ha da molto tempo dimostrato di non averle. Vale per l’Italia come per la Toscana.
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Scrive Mario Monforte : «..esistono ormai dei veri e propri comitati d’affari, articolati in tutta la regione; ne è l’espressione il cosiddetto «modello toscano» (il quale ha addirittura anticipato analoghi indirizzi a livello nazionale), che ha prodotto .. riduzione della democrazia a vuota forma, degrado della stessa condizione di cittadini, ridotti a diventare moderni sudditi. Si è, in sintesi, prodotta una crisi generalizzata di civiltà. ..»
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E da qui: «..l’esigenza inderogabile di contrastare con il massimo di incisività ed efficacia questa situazione..»
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Seguono : lettera di dimissioni di Franca Rame, articoli di Lucia Annunziata e G.L. Stella, notizia della condanna del Presidente della Regione Sicilia, Totò Cuffaro, e della richiesta del rinvio a giudizio per Berlusconi per il caso Rai fiction.. Insomma, un’altra giornata sta passando..
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Saluti
Fabrizio Frosini

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Franca Rame: le mie dimissioni
Roma, 15 gennaio 2008


Gentile Presidente Marini,
con questa lettera Le presento le mie dimissioni irrevocabili dal Senato della Repubblica, che Lei autorevolmente rappresenta e presiede.
Una scelta sofferta, ma convinta, che mi ha provocato molta ansia e anche malessere fisico, rispetto la quale mi pare doveroso da parte mia riepilogare qui le ragioni.
In verità basterebbero poche parole, prendendole a prestito da Leonardo Sciascia: «Non ho, lo riconosco, il dono dell’opportunità e della prudenza, ma si è come si è».
Il grande scrittore siciliano è, in effetti, persona che sento molto vicina, (eravamo cari amici) sia per il suo impegno culturale e sociale di tutta la vita, sia perché a sua volta, nel 1983, a fine legislatura decise di lasciare la Camera dei Deputati per tornare al suo lavoro di scrittore.
Le mie motivazioni, forse, non sono dissimili dalle sue. Del resto, io mi sono sentita “prestata” temporaneamente alla politica istituzionale, mentre l’intera mia vita ho inteso spenderla nella battaglia culturale e in quella sociale, nella politica fatta dai movimenti, da cittadina e da donna impegnata. E questo era ed è il mandato di cui mi sono sentita investita dagli elettori: portare un contributo, una voce, un’esperienza, che provenendo dalla società venisse ascoltata e magari a tratti recepita dalle istituzioni parlamentari.
Dopo 19 mesi debbo constatare, con rispetto, ma anche con qualche amarezza, che quelle istituzioni mi sono sembrate impermeabili e refrattarie a ogni sguardo, proposta e sollecitazione esterna, cioè non proveniente da chi è espressione organica di un partito o di un gruppo di interesse organizzato.
Ma andiamo per ordine.
Nel marzo del 2006, l’Italia dei Valori mi propose di candidarmi come senatrice alle elezioni. Ho riflettuto per un mese prima di sciogliere la mia riserva, mossa da opposti sentimenti, ma alla fine ho maturato la convinzione che per contribuire a ridurre i danni prodotti al Paese dal governo retto da Silvio Berlusconi e dall’accentramento di poteri da lui rappresentato, ogni democratico dovesse impegnarsi in prima persona nell’attività politica.
Ho infine accettato, ringraziando l’On. Di Pietro per l’opportunità che mi aveva offerto, pensando, senza presunzione, che forse avrei potuto ricondurre alle urne, qualcuna o qualcuno dei molti sfiduciati dalla politica.
Ecco così che il 12 aprile 2006 mi sono ritrovata a far parte, alla mia giovane età (!!), del Senato della Repubblica carica d’entusiasmo, decisa a impegnarmi in un programma di rinnovamento e progresso civile, seguendo le proposte portate avanti durante la campagna elettorale dell’Unione, soprattutto quella di riuscire a porre fine all’enorme e assurdo spreco di denaro pubblico.
Ho così impegnato la mia indennità parlamentare per lavorare in questa direzione, anche organizzando (giugno 2006) un convegno con un gruppo di professionisti tra i più valenti, al fine di tracciare le linee di un progetto in grado di tagliare miliardi di euro di spese dello Stato nel settore dei consumi energetici, delle disfunzioni della macchina giudiziaria e dell’organizzazione dei servizi.
A questo convegno ho invitato Senatori della commissione ambiente e altri che ritenevo sensibili ai temi in discussione.
Non ne è venuto uno.
Ho inoltre presentato un disegno di legge (4 luglio 2006) con cui chiedevo che i funzionari pubblici, condannati penalmente, venissero immediatamente licenziati, trovando su questo terreno l’adesione di parlamentari impegnati nella stessa direzione, quali i Senatori Formisano, Giambrone, Caforio, D’Ambrosio, Casson, Bulgarelli, Villecco Calipari, Russo Spena e molti altri, compresi numerosi deputati.
È nato così il progetto delle “10 leggi per cambiare l’Italia”.
Ho anche acquistato spazi su alcuni quotidiani e sul web, per comunicare i punti essenziali di questo progetto. Ma anche questa iniziativa non ha suscitato interesse nei dirigenti dei partiti del centro sinistra.
Nei quasi due anni trascorsi in Senato, ho presentato diverse interrogazioni.
Tutte rimaste senza risposta.
Ho presentato numerosi emendamenti, ma non sono stati quasi mai accolti.
Questa, per la verità, è la sorte che capita a quasi tutti i Senatori.
In seguito a una inchiesta da me condotta sul precariato in Parlamento, sei mesi fa mi sono impegnata nella stesura di un disegno di legge (presentato 18 luglio) in difesa dei diritti dei collaboratori dei parlamentari: illegalità, evasione contributiva e sfruttamento proprio all’interno della istituzione parlamentare!
Mi sono contemporaneamente impegnata su questioni drammatiche e impellenti, quali la necessità che il Ministero della Difesa riconoscesse lo status di “vittime di guerra” ai reduci dei conflitti nei Balcani, Iraq e Afghanistan, avvelenati dai residui dell’esplosione dei proiettili all’uranio impoverito.
Quanti sono i militari deceduti? Mistero.
Quanti gli ammalati ignorati senza assistenza medica né sostegno economico? Mistero. Le cifre che si conoscono sono molto contraddittorie.
Quello che si sa con certezza è che ci sono famiglie che per curare il figlio si sono dissanguate e alla morte del congiunto non avevano nemmeno i mezzi per pagare la tomba.
Anche per questa tragica campagna d’informazione ho acquistato spazi su quotidiani e web. Grazie ad alcuni media e a “Striscia la notizia” di Antonio Ricci, il problema è stato portato per quattro volte al grande pubblico: giovani reduci dei Balcani gravemente colpiti, raccontavano la tragedia che stavano vivendo. Dopo tanto insistere, finalmente il Ministro Parisi, se ne sta occupando: speriamo con qualche risultato concreto.
Posso dire serenamente di essermi, dall’inizio del mio mandato a oggi, impegnata con serietà e certamente senza risparmiarmi.
Ma non posso fare a meno di dichiarare che questi 19 mesi passati in Senato sono stati più duri e faticosi della mia vita.
A volte mi capita di pensare che una vena di follia serpeggi in quest’ambiente ovattato e impregnato di potere, di scontri e trame di dominio.
L’agenda dei leader politici è dettata dalla sete spasmodica di visibilità, conquistata gareggiando in polemiche esasperate e strumentali, risse furibonde, sia in Parlamento che in televisione e su i media.
E spesso lo spettacolo a cui si assiste non “onora” gli “Onorevoli”.
Al Senato non si usa ascoltare chi interviene, anche se l’argomento trattato è più che importante. No, la maggior parte dei presenti chiacchiera, telefona su due, tre cellulari, legge il giornale, sbriga la corrispondenza..
In Senato, che ho soprannominato “il frigorifero dei sentimenti” non ho trovato senso d’amicizia. Si parla... sì, è vero... ma in superficie. Se non sei all’interno di un partito è assai difficile guadagnarsi la “confidenza”. A volte ho la sensazione che nessuno sappia niente di nessuno... O meglio, diciamo che io so pochissimo di tutti.
In Aula, quotidianamente, in entrambi gli schieramenti (meno a sinistra per via dei numeri risicati), vedi seggi vuoti con il duplicato della tessera da Senatore inserita nell’apposita fessura, con l’intestatario non presente: così risulti sul posto, anche se non voti e non ti vengono trattenuti 258 euro e 35 centesimi per la tua assenza, dando inoltre la possibilità ai “pianisti” di votare anche per te, falsando i risultati.
Questo comportamento in un Paese civile, dove le leggi vengono applicate e rispettate, si chiama “truffa”.
La vita del Senatore non è per niente comoda e facile per chi voglia partecipare seriamente ed attivamente ai lavori d’Aula. Oltre l’Aula ci sono le commissioni. Ne ho seguite quattro: Infanzia, Uranio impoverito, Lavori pubblici e comunicazione, Vigilanza Rai.
A volte te ne capitano tre contemporaneamente e devi essere presente a ognuna o perché è necessario il numero legale o perché si deve votare. È la pazzia organizzata!
Se queste riunioni si facessero via web si ridurrebbero i tempi e si potrebbe arrivare velocemente alle conclusioni, ma l’era del computer non ha ancora toccato i vertici dello Stato!
E tutto questo attivismo produce un effetto paradossale: la lentezza. Si va lenti.. “lenti” in tutti i sensi.
Nel nostro Parlamento l’idea del tempo è quella che probabilmente hanno gli immortali: si ragiona in termini di ere geologiche, non certo sulla base della durata della vita umana e degli impellenti bisogni della gente.
Oltretutto mi sento complice di una indegnità democratica. Stiamo aspettando da 19 mesi, che vengano mantenute le promesse fatte in campagna elettorale. Non è stata ancora varata, ad esempio, la legge sul conflitto d’interessi, e ritengo questo ritardo gravissimo. Non è stata liberata la Rai dai partiti, non è stato fissato un antitrust sulle televisioni, mentre in compenso tutte le leggi del governo Berlusconi, assai criticate anche all’estero, sono in vigore, il falso in bilancio continua a essere depenalizzato, la ex Cirielli continua a falcidiare migliaia di processi.
Contemporaneamente il governo ha bloccato il processo sul sequestro di Abu Omar sollevando due conflitti d’attribuzione davanti alla Corte costituzionale. E ha creato i presupposti perché al Pubblico Ministero Luigi De Magistris vengano tolte le indagini su politici di destra e di sinistra e il Giudice Clementina Forleo venga fatta passare per esaltata e bizzarra.
Nonostante gli impegni programmatici sulla legge Bossi-Fini e sui Centri di permanenza temporanea, che sarebbe più appropriato definire centri di detenzione, dove sono negati i diritti più elementari, non ci sono novità.
Ora stiamo aspettando anche in Senato il disegno di legge che vieta ai giornali di pubblicare le intercettazioni e gli atti d’indagini giudiziarie, già votato alla Camera da 447 deputati, con soli 7 astenuti e nessun contrario.
Come andrà in Senato? In tante occasioni ho fatto prevalere, sui miei orientamenti personali la lealtà al governo e allo schieramento in cui sono stata eletta, ma questa volta non potrei che votare contro.
Il Paese si trova in gran difficoltà economica: disoccupazione, precarietà, caro vita, caro affitti, caro tutto... pane compreso.
Che dire della lontananza sconvolgente che c’è tra il governo e i reali problemi della popolazione?
E che dire dei 1030 morti sul lavoro nel solo 2007 (cifra peraltro destinata a crescere con la stabilizzazione dei dati Inail). Ben venga il disegno di legge del ministro Damiano e il nuovo Testo Unico sulla sicurezza sul lavoro. Non è mai troppo tardi. Solo un po’...
Che dire dell’indulto di “tre anni” approvato con una maggioranza di 2/3 del Senato, con l’appoggio di UDC, Forza Italia e AN?
Era certamente indispensabile alleggerire il disumano e incivile affollamento delle carceri, ma con un criterio che rispondesse davvero al problema nella sua essenza, con un progetto di riforma strutturale del sistema penitenziario, con il coinvolgimento delle innumerevoli associazioni del volontariato privato-sociale, che storicamente operano sul territorio nazionale e locale.
A migliaia si sono trovati per strada e molti senza un soldo né una casa, né tanto meno un lavoro. Dodici donne italiane e straniere furono dimesse dal carcere di Vigevano a notte fonda in piena e desolata campagna!
La notte stessa e nei mesi a seguire, circa il 20% degli scarcerati è ritornato in cella. Sono anni che le carceri scoppiano... nessuno ha mai mosso un dito. Di colpo arriva l’indulto!
È difficile non sospettare che il vero obiettivo di questa legge proposta dal governo, fosse soprattutto quello di salvare, in fretta e furia, dalla galera importanti e noti personaggi incriminati, industriali e grandi finanzieri, e soprattutto politici di destra e qualcuno anche di sinistra...
Che dire dei deputati e senatori condannati e inquisiti che ogni giorno legiferano e votano come niente fosse?
Che dire di una finanziaria insoddisfacente alla quale siamo stati obbligati a dare la fiducia, altrimenti non avrebbe avuto i voti per passare?
Che dire del consenso dato dal governo Prodi nel 2006 e riconfermato, “di persona” dal Presidente Napolitano a Bush nel 2007, per la costruzione della più grande base americana d’Europa a Vicenza?
Gli impegni presi da Berlusconi sono stati mantenuti.
I vicentini hanno diritto di manifestare in centinaia di migliaia, con la solidarietà di molti italiani, ma non di ottenere attenzione e rispetto delle proprie ragioni.
Che dire del costante ricatto, realizzato da questo o quell’onorevole, di far cadere il governo per cercare di ottenere privilegi o cariche?
Quante volte, per non farlo cadere, ’sto benedetto governo, ho dovuto subire il ricatto e votare contro la mia coscienza? Troppe. Tanto da chiedermi spesso: “Cosa sono diventata? La vota rosso-vota verde?”.
Avrei voluto da questo governo un atteggiamento più deciso nel ritiro delle truppe dall’estero, in particolare dai teatri di conflitti ancora aperti e sanguinosi come in Afghanistan, dove il nostro ruolo è sempre più belligerante.
E invece le spese militari aumentano di anno in anno.
La prima volta che ho sentito forte la necessità di allontanarmi da questa politica svuotata di socialità, è stato proprio con il rifinanziamento delle missioni italiane “di pace” all’estero. Ero decisa a votare contro, ma per senso di responsabilità, e non mi è stato facile, mi sono dovuta ancora una volta piegare.
E non mi è piaciuto proprio. Credo che il mio malessere verso queste scelte sia ampiamente condiviso dai molti cittadini che hanno voluto questo governo, e giorno dopo giorno hanno sentito la delusione crescere, a seguito di decisioni sempre più distanti da loro, decisioni che li hanno alla fine, allontanati dalla politica.
In queste condizioni non mi sento di continuare a restare in Senato dando, con la mia presenza un sostegno a un governo che non ha soddisfatto le speranze mie e soprattutto quelle di tutti coloro che mi hanno voluta in Parlamento e votata. La prego quindi signor Presidente di mettere all’ordine del giorno dell’Assemblea le mie irrevocabili dimissioni.
Non intendo abbandonare la politica, voglio tornare a farla per dire ciò che penso, senza ingessature e vincoli, senza dovermi preoccupare di maggioranze, governo e alchimie di potere in cui non mi riconosco.
Non ho mai pensato al mio contributo come fondamentale, pure ritengo che stare in Parlamento debba corrispondere non solo a un onore e a un privilegio ma soprattutto a un dovere di servizio, in base al quale ha senso esserci, se si contribuisce davvero a legiferare, a incidere e trasformare in meglio la realtà. Ciò, nel mio caso, non è successo, e non per mia volontà, né credo per mia insufficienza.
È stato un grande onore, per il rispetto che porto alle Istituzioni fondanti della nostra Repubblica, l’elezione a Senatrice, fatto per il quale ringrazio prima di tutto le donne e gli uomini che mi hanno votata, ma, proprio per non deludere le loro aspettative e tradire il mandato ricevuto, vorrei tornare a dire ciò che penso, essere irriverente col potere come lo sono sempre stata, senza dovermi mordere in continuazione la lingua, come mi è capitato troppo spesso in Senato.
Mi scuso per la lunga lettera, signor Presidente, ma sono stata “in silenzio” per ben 19 mesi!
Roba da ammalarmi!
Prima di accomiatarmi non posso non ricordare quelle colleghe e colleghi di gran valore intellettuale e politico che ho avuto l’onore di conoscere. Tra questi una particolare gratitudine va ad Antonio Boccia, che fin dall’inizio mi ha tenuta sotto la sua ala protettrice con amichevole affetto, consigliandomi e rincuorandomi nei momenti difficili.
Un pensiero particolare al Ministro Di Pietro e i Senatori di Italia dei Valori e a chi ha dimostrato simpatia nei miei riguardi.
Rimane il rammarico di non aver potuto frequentare, se non rarissime volte, i colleghi oltre le mura del Senato.
Infine un ringraziamento sentito alla Senatrice Binetti e al Senatore Tomassini che con grande umanità hanno superato le ideologie che ci dividono, per soccorrere uniti, un bimbo di 6 anni in grande difficoltà.
Augurandomi che Lei possa comprendere le mie motivazioni, desidero ringraziarLa per la gentilezza e disponibile accoglienza che mi ha accordato.
La saluto con stima sincera
Franca Rame

www.francarame.it
http://www.francarame.it/files/manchette_dimissioniFR.pdf
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Corriere della sera, 18 gennaio 2008 , Gian Antonio Stella
Sanità e tessere, così fan tutti
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Dalle intercettazioni su Mastella la conferma che la politica ha allungato le mani sulla sanità
Padiglione per padiglione, reparto per reparto, corsia per corsia
«Cercasi radiologo targato Ds». «AAA. Cercasi pediatra vicino An». «AAA. Cercasi neurochirurgo convintamente Udc». Dovrebbero avere l'onestà di pubblicare annunci così, i partiti: sarebbero più trasparenti. Perché questo emerge dalle intercettazioni della «Mastella Dynasty»: la conferma che la politica ha allungato le mani sulla sanità. Padiglione per padiglione, reparto per reparto, corsia per corsia. A donna Alessandrina, che oltre a preparare cicatielli con ragù di tracchiole si diletta di spartizione di poltrone, sarebbero servite «due cortesie: una in Neurochirurgia e una in Cardiologia». Il marito invece, a sentire lo sfogo telefonico del consuocero Carlo Camilleri, si sarebbe arrabbiato assai per «l'incarico di primario a ginecologia al fratello di Mino Izzo... Ma ti pare... Proprio il fratello di uno di Forza Italia che è di Benevento ed è contro di me... Ma non teniamo un altro ginecologo a cui dare questo incarico?». Vi chiederete: che se ne fa Clemente d'un ginecologo «suo»? E poi, con nove milioni di processi pendenti e i tagli folli ai bilanci dei tribunali e i giudici che si portano la carta igienica da casa, come faceva il ministro della Giustizia a trovare il tempo di occuparsi della bottega clientelare?
Ecco il punto: è in corso da anni, ma diventa sempre più combattuto e feroce, un vero e proprio assalto dei segretari, dei padroni delle tessere, dei capi-corrente al mondo della sanità. Visto come un territorio dove distribuire piaceri per raccogliere consensi. Vale per il Sud, vale per il Nord. Per le regioni d'un colore o di un altro. Nella Vibo Valentia in mano al centrosinistra ardono le polemiche sulla decisione di distribuire 40 primariati (di cui 38 a compaesani vibonesi: evviva l'apertura alle intelligenze mondiali), 85 «primariati junior» e 153 bollini d'«alta specializzazione» in coincidenza con le primarie del Pd e il consolidamento del Partito Democratico Meridionale di Loiero, capace di folgorare un uomo noto in città come il primario del 118 Antonio Talesa, prima con An. Nel Veneto divampano quelle sull'«arroganza» (parola del capogruppo leghista in Regione Franco Manzato) di Giancarlo Galan. Il quale è messo in croce da un paio di settimane dai suoi stessi alleati del centro-destra per le nomine dei direttori generali nelle Asl. «Poltrone per la Lega, una. Per An, zero. Per l'Udc, zero. Per i fedelissimi del presidente, tutte le altre», ha riassunto un giornale non sinistrorso come Libero. «Un sistema feudale», secondo Raffaele Zanon, di An. In pratica, accusa Stefano Biasioli, il segretario della Cimo, la più antica delle sigle sindacali dei medici ospedalieri, additata come vicina ai moderati, «Galan ha nominato 23 fedelissimi su 24 direttori. Tranne che a Bussolengo (lì ha dovuto cederne uno al sindaco di Verona Tosi) sono tutti suoi. Di Forza Italia...».
Ma non diverse sono le accuse, a parti rovesciate, contro la gestione delle Asl «unioniste» toscane, umbre, emiliano-romagnole, «solo che lì il "partito" è così forte che se ne stanno tutti quieti e zitti», rincara Biasioli. Per non dire dei veleni intorno alla distribuzione di cariche nella sanità campana, cuore delle inchieste di oggi. O degli scontri interni alla destra per l'accaparramento dei posti in Sicilia, dove su tutti svetta l'Udc di Totò Cuffaro. Il quale non casualmente è un medico in una terra in cui i medici (compresi quelli legati alla mafia come Michele Navarra o più recentemente Giuseppe Guttadauro) hanno sempre pesato tantissimo. Quanto questo peso sia attuale si è visto, del resto, alle ultime comunali di Messina. Quando tra i candidati c'erano almeno 111 medici. In buona parte ospedalieri. Tra i quali, in particolare, una ventina del «Papardo», la più importante struttura peloritana: il primario di oculistica e quello del laboratorio analisi, il primario di medicina e quello di neurologia, il primario di pneumologia e quelli di chirurgia vascolare, cardiologia, rianimazione. Quasi tutti schierati con An. E indovinate a che partito apparteneva il direttore generale? Esatto: An. «Li hanno militarizzati tutti», accusò indignato Nunzio Romeo, il candidato del Mpa. Peccato che lui stesso fosse medico e presidente dell'Ordine dei Medici e guidasse a nome del medico Raffaele Lombardo una lista con 41 medici.
Pietro Marrazzo, il governatore del Lazio, dice che basta, per quanto lo riguarda è ora di finirla: «Se vogliamo marcare una svolta di sistema io ci sto. Sono qui. Disposto a rinunciare già domani mattina alla facoltà di nominare i direttori generali». Ma quanti colleghi lo seguirebbero? E cosa direbbero i partiti che sostengono la sua giunta all'idea di rinunciare alla possibilità di incidere su un settore chiave come questo? E' una tentazione comune a tutti, accusa Carlo Lusenti, segretario dell'Anao: «Se non sempre, la politica mette il naso 9 volte su 10. Per carità, non c'è solo la politica. Ci sono le lobby universitarie, le cordate, i sindacati... Però...». «E' un'intrusione massiccia. Capillare», conferma Biasioli, presidente della Società ligure di chirurgia Edoardo Berti Riboli: «Nel nostro ambiente si procede soltanto grazie al partito. Fra destra o sinistra non faccio differenze. Hanno la stessa voracità, solo che la sinistra è molto più strutturata». Capita nell'«azzurra» Lombardia dove la stessa Padania scatenò due anni fa una campagna contro «lo strapotere di Comunione e Liberazione negli ospedali regionali». Arrivando a pubblicare un elenco di «primari ciellini» e un'indimenticabile lettera di Raffaele Pugliese. Lettera in cui il primario del Niguarda ricordava ai «suoi» pazienti quanto fosse fantastica la sanità lombarda. Quindi? «Mi permetto di suggerirLe di sostenere la rielezione dell'attuale presidente della giunta regionale Roberto Formigoni». E torniamo al tema: alcuni saranno bravi, altri geniali, altri straordinari. Ma perché dovremmo affidare la nostra pelle a un medico scelto per la tessera? E se il «mio» chirurgo fosse un fedelissimo trombone?
(Gian Antonio Stella , 18 gennaio 2008)
http://www.corriere.it/politica/08_gennaio_18/sanita_tessere_stella_26a5882a-c58d-11dc-8434-0003ba99c667.shtml
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La Stampa , 18 gennaio 2007 , di Lucia Annunziata
Così fan tutti

Per il bene di Sandra e Clemente, ma ancora di più delle istituzioni (sarebbe davvero uno scandalo di proporzioni enormi un processo nei confronti di un ministro della Giustizia), siamo fra coloro che sperano che le accuse di queste ore si sciolgano al sole di una verifica. Ma mentre il governo e il premier attendono questo giudizio (che può venire solo dalla legge), sia chiaro che la difesa di Mastella davanti ai cittadini non può essere basata sull’idea che non ha fatto altro che «far politica».
È questa infatti più o meno la voce dal sen fuggita dal Parlamento già ieri, e ripresa da molti commenti. Il profilo del caso, così come esce da queste prime intercettazioni, si dice, non sembra avere un gran peso «penale» in quanto manca «il passaggio di denaro» o «la presenza di potenziali intermediazioni di affari», volgarmente dette tangenti. In effetti, si ripete, Mastella e l’Udeur non facevano altro che trattare incarichi pubblici, applicare in maniera magari un po’ drastica, e con frasi troppo colorite (confermo: è vero che in Campania quando si dice «quello per noi è morto», significa che ha chiuso con te) gli accordi dentro la sua coalizione. E chi non fa questo? Mastella e l’Udeur insomma, non facevano altro che «far politica».
Con grande efficacia, il concetto è stato illustrato, con uno di quei colpi di genio mediatici che vengono solo a chi non fa parte del circuito mediatico, dai sindaci presentatisi a sostenere Mastella con le fasce tricolore orgogliosamente indossate.
Ma che questa sia o no la politica, è esattamente il dilemma e il problema intorno a cui la classe dirigente si sta giocando la sua stessa esistenza. È proprio vero infatti che nella realtà Mastella non ha fatto nulla che non facciano proprio tutti. Tanto per non andar lontano, le nomine di cui si discute con tale passione nelle telefonate politiche dell’Udeur sono in buona parte quelle della Sanità, le maledette nomine Asl, cui negli ultimi anni hanno legato il proprio nome i peggiori scandali del Paese, a destra e a sinistra. È nel giro delle nomine Asl e degli Ospedali che ha origine in Calabria prima un omicidio, quello di Fortugno, e poi un’immensa faida dentro un pezzo della Margherita.
A Genova il governatore della Regione, Burlando, Ds, è stato di recente quasi travolto dalla denuncia di medici genovesi contro l’eccesso di ingerenza dei politici nelle nomine dei medici. Scandali anche per il centro destra nella Sanità del Lazio; enorme macchina di potere la Sanità della Lombardia. L’influenza sulla spartizione del pubblico e dei suoi servizi è in Italia da tempo la radice e la ragione di un enorme cambiamento del fare politico. I partiti sono imprigionati in coalizioni obbligate, gli eletti sono scelti dai partiti, e il potere sulla macchina pubblica è la misura dell’influenza politica nel suo complesso. Un tutto che si tiene, e che ha permesso il lievitare, fuori da ogni credibilità di funzionamento, sia dei costi che della dimensione della gestione pubblica. La politica come macina-nomine, e suprema agenzia di collocamento. Perché allora giudicare Mastella così duramente, si dice? In fondo il suo agire è solo parte di un trend, di un modo di essere, i suoi sono insomma non più che una serie di peccati veniali. Questa è la convinzione che ha fatto scattare l’applauso bipartisan del Parlamento; e questo è in gioco nella partita che la politica pensa di avere aperta con la giustizia. Senza mascherarlo neanche troppo, la politica sostiene infatti che una cosa sono le infrazioni vere e proprie (interessi legati ai soldi, corruzioni private etc), altro è l’esercizio dell’influenza politica e delle trattative politiche. Ma se questa distinzione passa, passa un’intera visione della società. Si parla, ad esempio, tanto di camorra in questi giorni. Ma cos’è la camorra se non l’idea che gruppi privati possano piegare le regole del gioco grazie alla forza? Cos’è la camorra, la malavita, la corruzione vera, se non la ricerca di una zona franca che permetta ai legami familiari, di gruppo, di sangue, o di convinzione ideologica, di contare più delle regole comuni della società? Con ciò non vogliamo dire che la politica è diventata camorrista, o malavitosa. Ma se è vero che la criminalità è innanzitutto una cultura, tanto per richiamarci all’eterno Sciascia, la politica non può non vedere l’affermarsi di una cultura pubblica che si nutre di alibi, scuse e scorciatoie come sostituto della legalità. (Lucia Annunziata)
http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplRubriche/editoriali/gEditoriali.asp?ID_blog=25&ID_articolo=4035&ID_sezione=&sezione=
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Corriere della sera, 18 gennaio 2008
E il leader DEL Campanile torna all'attacco: «IL PD MI HA LASCIATO SOLO»
Caso Mastella, l'Udeur minaccia l'Unione: «Mozione pro Clemente o sarà crisi»
Fabris
: «Tutta la maggioranza condivida la sua relazione». Di Pietro: «Prodi dica con chi sta il governo»
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Corriere della sera, 18 gennaio 2008
LA SENTENZA A PALERMO : Talpe Dda, Cuffaro condannato a 5 anni
Favoreggiamento e rivelazioni di segreti d'ufficio senza aggravante di aver favorito Cosa Nostra

PALERMO - Il presidente della Regione siciliana, Salvatore Cuffaro, imputato di favoreggiamento aggravato alla mafia e violazione di segreto d'ufficio, è stato condannato a cinque anni di reclusione per favoreggiamento semplice senza l'aggravante di aver favorito Cosa Nostra nel processo di primo grado sulle Talpe alla Procura di Palermo. Cuffaro è stato anche interdetto dai pubblici uffici per tutta la durata della pena. Prima della lettura della sentenza Cuffaro, presente in aula, aveva detto: «Sono rispettoso delle istituzioni».
RESTO PRESIDENTE - Il presidente della regione Sicilia dopo la sentenza ha aggiunto: «Resto presidente della regione: non ho mai favorito la mafia. Quello che farò lo sapete già. Domani alle 8 sarò al mio tavolo da lavoro. Grazie a tutti i siciliani che mi hanno sostenuto. Sapevo di non aver fatto nulla per favorire la mafia. Vorrei ringraziare innanzitutto i miei avvocati che sono stati per me fratelli, senza di loro non ce l'avrei fatta».
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Corriere della sera, 18 gennaio 2008
Contestato al cavaliere il reato di corruzione. Chiesto rinvio a giudizio per Berlusconi

Nell'inchiesta sulle segnalazioni a favore di 5 attrici fatte dal leader di Fi al presidente di Rai Fiction Saccà
NAPOLI - Torna in primo piano l'inchiesta sulle segnalazioni a favore di cinque attrici fatte da Silvio Berlusconi al presidente di Rai Fiction Agostino Saccà. La Procura di Napoli ha infatti chiesto il rinvio a giudizio per il leader di Forza Italia. A Berlusconi i giudici partenopei contestano il reato di corruzione.