mercoledì 9 aprile 2008

La preoccupante alleanza fra magistratura e politica

http://toghe.blogspot.com/2008/04/la-preoccupante-alleanza-fra.html





di Silvio Liotta
(Consulente per le politiche di sviluppo regionale)




I numerosi interventi che hanno ad oggetto il “caso De Magistris” mettono spesso in evidenza il ruolo decisivo della politica nel determinare il corso degli eventi che indichiamo come “caso De Magistris”.

Tuttavia tale impostazione non sembra del tutto condivisibile, anzi sembra che il peso decisivo sia piuttosto attribuibile alla magistratura nel suo complesso.

Nel prosieguo si cercherà di dimostrare le motivazioni di tali affermazioni.

Il “caso De Magistris” può essere definito come una serie di eventi che hanno:

- ostacolato dossier di indagini condotte dal magistrato evidentemente esiziali per la tenuta di equilibri socio-politici a livello nazionale (anche se il “bubbone” del vasto fronte di malaffare è stato individuato tra Basilicata e Calabria);

- discreditato il magistrato attraverso ispezioni ministeriali e processi disciplinari tesi a sollevarlo dalla funzione requirente (in modo che non potesse più danneggiare direttamente gli equilibri di cui al punto precedente).

La maggior parte delle analisi di queste due componenti giunge alla conclusione generale che esiste un coacervo di interessi solido, capace di influenzare il corso degli eventi e modificarlo in proprio favore.

Le componenti di tale coacervo di interessi vengono solitamente individuate nella massoneria (concetto fumoso in quanto nulla ci dice sulle singole componenti di interesse nelle quali essa si articola) ‘ngrangheta, imprenditoria e politica.

Queste le componenti solitamente riscontrate dalle analisi proposte.

Manca però una componente fondamentale, ossia la magistratura.

Senza la commistione del sistema giudiziario, nella sua componente giudicante e requirente, con il sistema politico corrotto, il “caso De Magistris” sarebbe stato altra cosa.

Esiste infatti una “zona grigia”, caratterizzata da comportamenti devianti, che interseca il sistema giudiziario e quello politico e, attraverso progetti criminosi, mira al mantenimento di posizioni di potere e prestigio sia di parte dei politici che dei magistrati.

Puntualizzo che non si intende porre sotto accusa ciascun magistrato, ma il complesso dei comportamenti (vedi i provvedimenti di avocazione “impensabili” o il tonante e minaccioso silenzio dell’A.N.M.) che il sistema giudiziario pone in essere nel “caso De Magistris”.

Ci si riferisce quindi ad azioni realizzate da magistrati di alto livello, sia in procure di piccole dimensioni che nel C.S.M., nonché nell’ambito dell’A.N.M..

Quindi non sembra essere pretestuoso il riferimento al sistema giudiziario nel suo insieme, in quanto i gangli strategici del sistema stesso, nel “caso De Magistris”, si sono mossi all’unisono, permettendo di ostacolare i dossier di indagine ed evitando accuratamente di tutelare la sua funzione dagli indomiti attacchi che da più parti venivano sferrati.

Insomma, ciò che si vuol sostenere è che la magistratura ha avuto un ruolo di grande rilievo nell’ostacolare le indagini e nel processo di delegittimazione di un magistrato etichettato “cattivo” prima dell’acquisizione di una qualsiasi prova a suo carico (da parte della sezione disciplinare del C.S.M.).

Per dimostrare (e quindi comprendere meglio) il decisivo peso del sistema giudiziario, potrebbe risultare utile porlo a confronto con il caso “Mani pulite”, che ha visto una contrapposizione netta tra magistratura e politica.

A determinare un differente corso degli eventi tra il “caso De Magistris” e il caso “Mani pulite” (forse meglio “caso Tangentopoli” anche se i confini di quest’ultimo sono più vasti) non sono stati i nuovi poteri in capo al Ministro della giustizia, bensì la connivenza della magistratura.

Una connivenza finalizzata al mantenimento di un modus vivendi tra magistratura e politica tutelato dalla pax mastelliana.

Dunque qualunque magistrato, realmente indipendente, che nell’espletamento delle proprie funzioni minaccia tale equilibrio di potere, necessariamente viene percepito come un nemico da punire in modo esemplare, da parte di entrambi i contraenti del pactum sceleris, magistrati e politici.

Tale impostazione necessariamente genera due effetti principali:

- la delegittimazione della funzione costituzionale del potere giudiziario; in quanto esso non risulta più finalizzato esclusivamente alla realizzazione dello stato di diritto, ma mira a favorire un sistema di interessi costituito, prescindendo dalla valutazione giudiziaria delle componenti criminose presenti nel sistema stesso;

- l’evoluzione autoritaria del sistema politico in quanto privato dei contrappesi necessari ad impedire il sopruso nei confronti dei “non potenti”.

Tornando al confronto, nel caso di tangentopoli i processi sono stati celebrati, alcuni imputati condannati, ma la più parte è stata salvata da nuove leggi che sanavano le singole posizioni di reato (pratica che rimarrà stabile fino ad oggi).

Nel “caso De Magistris” non sono state varate nuove leggi che potessero ostacolare il normale corso della giustizia (a legislazione vigente); l’attacco alle indagini del magistrato è stato condotto da tre istituzioni fondamentali del sistema giudiziario:

- Ministero della giustizia garante di un equilibrio post-tangetopoli tra politica e magistratura, accettato quand’anche non promosso dalla magistratura (o sue maggiori rappresentanze, ma questo è sottointeso);

- Funzioni giudiziarie di controllo del Sostituto Procuratore (De Magistris) interne alla procura di Catanzaro;

- Consiglio Superiore della Magistratura che si incarica dell’atto materiale di decapitazione del magistrato.

Nel caso Tangentopoli, quindi, l’ultimo atto di decapitazione dei magistrati che indagavano è stato il varo di leggi “salva inquisiti” (il ricorso allo strumento legislativo inoltre dimostra il grande peso del sistema politico nell’ostacolare le indagini di tangentopoli).

Nel “caso De Magistris”, invece, l’ultimo atto è affidato al C.S.M. (per analogia al sistema giudiziario), metafora del peso decisivo avuto dal sistema giudiziario nella feroce punizione comminata ad un suo membro che minacciava gli equilibri interni del sistema stesso.

Tangentopoli ha scosso le fondamenta del rapporto sistema politico-sistema giudiziario; quella che comunemente identifichiamo come Seconda Repubblica (ovvero la notte della Prima Repubblica) ha adoperato parte rilevante del proprio tempo e delle proprie energie per ricomporre un equilibrio tra questi due poteri costituzionali (pax mastelliana); De Magistris ha minacciato l’equilibrio faticosamente raggiunto e la parte della magistratura garante di quell’equilibrio lo ha punito ferocemente (s’intende con l’aiuto importante della politica), in modo tale da garantirsi dal ripetersi della minaccia.

La lettura degli eventi proposta, induce ad interrogarsi su due importanti questioni: che possibilità ha, oggi, un magistrato “indipendente” di perseguire la corruzione (che si connota come pratica normale nella gestione delle dinamiche politiche e sociali) se la magistratura e la politica alzano le barricate a protezione di un sistema che si nutre di corruzione? Come può essere tutelato il magistrato “indipendente” in un contesto in cui non esiste più un contrappeso ad un sistema politico oligarchico e corrotto (e per questa via eversivo)?

Il “caso De Magistris” è un caso esemplare; genera un discrimine tra un sistema giudiziario asservito alle logiche di potere ed un sistema giudiziario soggetto esclusivamente al diritto.

Tutti i magistrati dovranno scegliere esplicitamente tra queste due opzioni.

Dirà qualcuno: ed il silenzio?

Il silenzio evidentemente opera a favore del mantenimento dell’equilibrio, sulla strada dell’asservimento.

Mentre la contrapposizione con la protervia del sistema politico è una condizione fisiologica di un assetto democratico.



Time.com's First Annual Blog Index

dal Blog di Beppe Grillo : 9 Aprile 2008

http://www.beppegrillo.it/2008/04/timecoms_first_annual_blog_index.html#comments

TIME_blogs.jpg

Devo dirvi ancora una volta:"Grazie!". Il TIME, il primo settimanale del mondo, ha pubblicato la sua classifica dei primi 25 blog: il "Time.com's First Annual Blog Index". Beppegrillo.it è tra questi. Belin. Non è possibile. L'ho detto a mia moglie e mi ha mandato a comprare il pane dicendo di non montarmi la testa. Mio figlio Ciro mi ha chiesto quanto ho pagato il TIME per la pubblicità e se mi è avanzato qualcosa per i suoi giornalini.

Posso chiedervi un altro piccolo aiuto?
I 25 blog possono essere votati on line. E' come una giuria popolare.


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Questo blog deve scalare la classifica. Gli americani non lo conoscono ancora. Fate cadere il sever con i vostri voti per beppegrillo.it (tutti 10 però, non fate scherzi!).


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Clicca per votare

Presentazione del blog beppegrillo.it da TIME.com:
"Beppe Grillo, un popolare comico italiano, attore e autore di satira politica, scrive uno dei pochi blog non di lingua inglese popolare a livello mondiale. Il motivo è che Grillo si esprime nel linguaggio internazionale dell'indignazione. Durante una giornata tipica il blog di Grillo può chiedere alla Germania di dichiarare guerra all'Italia, all'Italia di boicottare i Giochi Olimpici in Cina o, a un importante personaggio politico, di smettere di agire come uno "Psico-nano". La maggior parte dell'indignazione ha un bersaglio politico - il blog di Beppe pubblica una lista aggiornata dei parlamentari italiani condannati, e frequentemente chiede ai politici corrotti di dimettersi dal loro incarico. Lo scorso settembre, Grillo ha usato il suo blog per organizzare una manifestazione in circa 300 città italiane per il suo "Vaffanculo Day", per incoraggiare i cittadini a rimuovere dal Parlamento i condannati in via definitiva. La manifestazione ha avuto così successo che la sua seconda edizione è prevista per il 25 aprile. L' America potrebbe usare un comico di satira politica alimentato da questo tipo di indignazione, ma per ora, c'è Beppe." TIME

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