
PARLAMENTO : con i voti dell'estero, questa è la distribuzione dei seggi al prossimo Parlamento:
CAMERA : Pdl 276, Lega Nord 60, Movimento per l'autonomia 8; Pd 217, Idv-Di Pietro 29; Udc 36, Svp 2, Movimento associativo italiani all'estero 1, Autonomia libertà democrazia (Valle d'Aosta) 1.
SENATO : Pdl 147, Lega Nord 25, Movimento per l'autonomia 2; Pd 118, Idv-Di Pietro 14; Udc 3; Svp 4; Vallée d'Aoste 1; Movimento associativo italiani all'estero 1
Dal Corriere della Sera, 16 Aprile 2008
Ernesto Galli Della Loggia
Una storia finita
Ha ragione chi ha notato che il nuovo Parlamento italiano nato dalle elezioni di domenica e lunedì sarà l'unico dei principali parlamenti europei dove non troverà posto alcun partito che nel nome si richiami al socialismo o al comunismo. E questo accade nonostante che, come è noto, partiti con quei nomi abbiano segnato profondamente per decenni la storia della sinistra italiana e, insieme, la storia del Paese. Siamo di fronte, insomma, a una svolta profonda non solo del nostro sistema politico, ma della nostra intera vicenda nazionale, del lungo e tormentato configurarsi delle culture politiche italiane. Svolta tanto più significativa in quanto poi coincide con lo schierarsi elettorale a destra di tutto il Nord, cioè delle regioni più industriose, più ricche e più avanzate della penisola, un tempo, in molte zone, roccaforti della sinistra che aveva il socialismo o il comunismo nella propria insegna.
Da questo punto di vista è oltremodo indicativo il sorprendente successo della Lega in una regione come l'Emilia Romagna, con oltre il 7% dei voti alla Camera. In realtà la Prima Repubblica non è finita nel 1994, è finita ieri; e il terremoto che ha colpito la sinistra può essere interpretato come la conseguenza del modo miope e insufficiente con cui proprio la sinistra affrontò 15 anni fa la crisi di quella fase della democrazia italiana, non cogliendone né il significato né le implicazioni. E perciò riducendosi oggettivamente, allora e poi, a un ruolo di puro e semplice freno anziché di spinta e di direzione. Ciò che portò alla fine la Prima Repubblica fu essenzialmente la mancanza di alternativa di governo, il fatto che per svariati decenni a reggere il Paese fossero più o meno sempre le stesse forze. Uno degli effetti ne fu per l'appunto la vasta corruzione (da qui Mani Pulite), insieme alla progressiva decrepitezza dei meccanismi e degli strumenti amministrativi (per primi quelli dell'amministrazione statale) e all' inamovibilità castale delle élites del Paese in quasi tutti i campi. Inutile dire il motivo della mancanza per tanto tempo di una credibile alternativa di governo: la presenza all'opposizione di un Partito comunista il cui sfondo ideologico e la cui collocazione internazionale, essendo entrambi storicamente contigui alla vicenda bolscevico- sovietica, non lo legittimavano a governare una democrazia occidentale come l'Italia.
La fine dei partiti di governo della Prima Repubblica (Dc e Psi) per effetto delle inchieste giudiziarie di Di Pietro non ebbe l’effetto di spingere quelli che erano ormai i reduci del naufragio comunista a una revisione radicale della propria storia. E neppure li indusse a una rivisitazione altrettanto radicale di tutto l'impianto socio- statuale italiano, delle reti d'interesse, dei luoghi di potere accreditati, delle convenzioni bizantine, delle fame posticce di un regime ormai alle corde. Ebbe anzi un effetto paradossalmente pressoché opposto. Indusse gli ex comunisti a considerarsi quasi come i curatori testamentari di questo insieme di lasciti, facendosi catturare dalla tentazione di poterne addirittura diventare agevolmente gli eredi. Ciò che infatti cominciò fin da subito a verificarsi. Con la conseguenza però che abbagliati da questa facile conquista gli scampati al naufragio comunista non sentirono più l'urgente necessità, che invece avrebbero dovuto sentire, di buttare a mare alla svelta il proprio patrimonio ideologico, di ravvedersi senza esitazioni delle loro mille cantonate, di prendere coraggiosamente un nome e un abito nuovi. O, se lo fecero, presero a farlo con tempi politicamente biblici, dell'ordine degli anni.
Nel frattempo, come dicevo, orfano della protezione un tempo elargitagli dalla Dc e dal Psi, il potere tradizionale italiano cresciuto e prosperato sotto la Prima Repubblica si apriva volenterosamente a quelli che esso riteneva ormai i nuovi padroni della situazione. In breve tutto l'establisment economico- finanziario del Paese, tutta la cultura, tutta la burocrazia, tutti gli apparati di governo, dalla polizia alla magistratura, gran parte del vecchio cattolicesimo politico divennero o si dissero di sinistra. Ma proprio la massiccia operazione di riciclaggio e di «entrismo» da parte dei vertici della società italiana e dei suoi poteri, nell'area della sinistra ex Pci, insieme all'esasperante lentezza con cui procedeva la revisione ideologica di questa, hanno valso a porre il partito della sinistra ex comunista, nell'ultimo dodicennio, in una posizione sostanzialmente conservatrice. L’hanno reso di fatto il tutore massimo dell'esistente, incapace di comprendere i grandi fatti nuovi che si andavano producendo nel Paese, di rompere incrostazioni e tabù, restio a politiche animate da coraggio e da fantasia, timoroso infine di rompere le vecchie solidarietà frontiste. In vario modo questa parte, invece, se la sono aggiudicata fin dal 1994 le varie destre che allora videro la luce e/o che allora presero a ricomporsi.
Le quali, a cominciare da Berlusconi, hanno invece avuto facile gioco, esse sì, ad apparire fino ad oggi (e quale che fosse la realtà) tese al cambiamento, lontane dal potere costituito, prive di troppi pregiudizi ideologici, in sintonia con la pancia e con le esigenze più vere del Paese. Il merito indiscutibile di Walter Veltroni è stato quello di capire che sulla strada iniziata nel lontano 1993-94 la sinistra non poteva più procedere. Prendere le distanze dal governo Prodi ha voluto dire precisamente prendere visibilmente le distanze dalla tradizione. Da quella tradizione italiana che se da un lato era servita a far vivere il nome del socialismo e del comunismo, dall' altro però aveva reso sempre impossibile— ai partiti che ne portavano i nomi— qualunque autonomo ruolo politico innovativo alla guida del Paese. Veltroni ha capito che bisognava cancellare questa storia, la quale era stata anche tanta parte della storia della prima Prima Repubblica; che era finalmente giunto il momento di porre fine alla Prima Repubblica. Per farlo ha oggi dovuto pagare un prezzo assai alto, certo. Ma i conti veri, come sempre, si potranno fare solo alla fine.
http://www.corriere.it/editoriali/08_aprile_16/una_storia_finita_5b056ba0-0b72-11dd-98e1-00144f486ba6.shtml
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Da Il Corriere della sera, 17 Aprile '08 :
Tangenti
Sirchia condannato a 3 anni
L'ex ministro della Salute era coinvolto in un'inchiesta su un giro di mazzette in ambito sanitario
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L'ex ministro alla Sanità, Gerolamo Sirchia (Ansa) |
MILANO - L'ex ministro della Sanità, Girolamo Sirchia, è stato condannato a 3 anni di reclusione nell'ambito del processo milanese in cui è imputato insieme ad altre sette persone e una società per presunte tangenti nel mondo della sanità milanese. Per Sirchia l'accusa aveva chiesto 2 anni e 9 mesi di reclusione: una pena leggermente più pesante, dunque, che tuttavia non verrà scontata in quanto coperta da indulto. All'ex ministro è stata anche comminata la pena accessoria di cinque anni di interdizione dai pubblici uffici. «Sono stato condannato nonostante avessimo portato prove e testimonianze a favore - è stato il primo commento dell'ex ministro -. Evidentemente io e i miei difensori non siamo riusciti a convincere i giudici».
LA VICENDA - Le presunte tangenti, stando alle accuse, sarebbero state pagate per apparecchiature sanitarie a ospedali milanesi quando Sirchia era primario al Policlinico di Milano. L'inchiesta in questione portò il 29 settembre 2004 agli arresti domiciliari per il professor Francesco Mercuriali, ex primario di Immunoematologia del Niguarda, che si suicidò a casa sua il successivo 4 ottobre. Fra le presunte tangenti citate nell'atto di chiusura indagine, ci sono tre assegni su un conto corrente di Chiasso ritenuto riferibile a Sirchia per un totale di 30.500 dollari emessi da Health Care Id Inc. di Chicago, e tre assegni da 11.000 marchi tedeschi ciascuno emessi dalla Immucor tedesca, la filiale centrale europea della Immucor Usa.
«FUORI DALLA REALTA'» - Sirchia si è sempre difeso dicendo che quel denaro era il corrispettivo di una serie di consulenze. Per questo, a caldo dopo il pronunciamento della corte, parla di una sentenza «fuori dalla realtà e non condivisibile». «Sono ovviamente dispiaciuto perchè malgrado le prove e le testimonianze portate ha prevalso il teorema dell'accusa - ha detto dopo la lettura della sentenza -. Ovviamente mi riservo di impugnare una decisione che reputo fuori dalla realtà». L'ex primario del Policlinico ha inoltre sottolineato che per lui è un dovere «rispettare quello che il Tribunale decide ma è anche un dovere - ha detto - difendere la mia onorabilità». Il professore, assistito dagli avv. Giovanni Maria Dedola e Paolo Grasso, si è detto comunque amareggiato per essere uscito da un processo con una condanna coperta da indulto e una pena accessoria legata a un preciso episodio che presto cadrà in prescrizione.
http://www.corriere.it/cronache/08_aprile_17/tangenti_sicrchia_condannato_tre_anni_a5048c32-0c66-11dd-aecb-00144f486ba6.shtml
Dal Blog di Grillo : 15 Aprile 2008
Loro non molleranno mai, noi neppure
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E' solo un dettaglio, però forse è utile precisare che non si tratterebbe di una "nuova Resistenza", ma piuttosto di una "prima Resistenza", giacché la vera Resistenza, con annessa guerra civile, si è svolta soltanto sulla Linea Gotica e nei territori dell'autoproclamatasi Repubblica Sociale, non certo al Sud, invaso dagli Alleati anche con il concorso dei mafiosi siculo-americani, che furono reintrodotti in gran massa nell'isola proprio a far data dal 1943.
Il fatto che dagli Stati Uniti e dalla Sicilia la mafia si sia in seguito diffusa capillarmente in tutta Italia non vale comunque a mutare l'inesattezza, almeno dal punto di vista storico.
Del resto, l'unica divisione italiana che effettivamente continuò ad attaccare gli Alleati sino ad essere annientata dai cannoni navali e dagli attacchi aerei sulla Piana di Catania fu la divisione "Livorno", che non era territoriale.
Le altre divisioni, composte da reclute "territoriali", si squagliarono invece come neve al sole, senza combattere.
E l'assenza della volontà di combattere, tranne poche eccezioni come Falcone e Borsellino, è la vera, unica chiave di accesso al potere di cui dispone ancora oggi la mafia.
«La mafia è un fenomeno umano e come tutti i fenomeni umani ha un principio, una sua evoluzione ed avrà quindi una fine» - fine naturale, per auto-affogamento, aggiungo io. Nella lotta alla mafia, questa tesi di Falcone, è l'unica vera, ascoltata fin ora.
È inutile, per la sua sconfitta, invocare il risveglio delle coscienze popolari, l'arrivo di nuove primavere, il varo di leggi di emergenza, 41 bis, sequestro di beni ecc... ecc....
Questi eventi, che si auspica pervada e/o reclami il popolo, si realizzeranno o saranno utili, soltanto quando nel nostro Paese non accadono più casi simili a quelli di de Magistris e Forleo, quando Berlusconi e Dell'Utri non scendono in politica, quando Di Pietro continua a fare il poliziotto o il magistrato, quando ci consentono di votare scegliendo tra le diverse formazione politiche i candidati che più ci aggradano e ci rappresentano, secondo i nostri interessi di cittadini.
Per chiarire, concludo, che secondo me Berlusconi è inadeguato a guidare il Paese, pur non ritenendolo né mafioso né colluso. D'Alema, Fassino, Latorre sono certo che siano persone perbene , ma, dopo le intercettazioni, non candidabili. Solo così un popolo ritrova la fiducia, l'amore, il senso dello Stato e quant'altro necessario al vivere civile.
bartolo iamonte
Sottoscrivo ogni parola di questi post e, amaramente, aggiungo: "nell'attesa che venga quel giorno" c'è un'intera generazione di Uomini e Donne scippata del proprio diritto alla partecipazione sociale, per la mancanza di un dignitoso lavoro. Uomini e Donne troppo presi da preoccupazioni quotidiane per trovare la forza di ribellarsi ed indignarsi, aspettando l'avvento di un principe che possa dare speranza al loro futuro. E quelli più grandi? Troppo preoccupati perchè non vedono per i loro figli la possibilità che si realizzi quel minimo di sicurezza economica ottenuta "quando stavamo peggio".
Non ci sarà una nuova resistenza e non ci sarà, per adesso, l'autoimplosione delle Mafie.
Non ci sarà fino a quando le pensioni dei nonni daranno sollievo ai bisogni dei nipoti, fino a quando, cioè, arriveranno altri nonni con pensioni ridotte ad un terzo di quelle di adesso, che non basteranno nemmeno per comprare le indispensabili medicine.
Soprattutto non c'è da sperare in niente se continueremo a pagare con milioni di euro Manager ignoranti che vedono vittorioso Napoleone a Waterloo; se si riscriveranno i libri di Storia e in questi troveremo, tra gli eroi del Novecento, un tale Mangano; se si commineranno anni di carcere e i condannati, anche se in primo grado, diventeranno Senatori; se ex Ministri della Repubblica vengono condannati a tre anni di carcere ma è come se non fosse successo niente, grazie all'indulto generalizzato.
A Proposito, come funziona l'indulto?
Come può un Ministro della Sanità (Sirchia), commettere un reato nel 2001, essere condannato nel 2008 e godere dell'Indulto, approvato nel Luglio 2006?
Gradirei maggiori delucidazioni, chiedendo scusa per la mia ignoranza!
Corriere della Sera 18.4.08
di Carlo Vulpio
Toghe Lucane, pentito rilancia il caso.
Articolo molto interessante.
Dr. De Magistris. L'attenzione è accesa!
Alessandra
Fin da quando per la prima volta, incontrai la parola Resistenza, l’ho sempre scandita mentalmente: R-Esistenza. R-Esistenza era ed è per me , consapevolezza della /lle soggettività. E la soggettività non può prescindere dalla libertà.Quindi, R-esistere diventa ri-pensarsi soggetto: uomo, donna, cittadino/na. In una fase di emergenza democratica, come la nostra, lo spazio politico (polis) tende a restringersi. Non più la città, come luogo dove poter esperire una diverso modo di allearsi e con-vivere, bensì, lo spazio da proteggere, proteggendosi. I soggetti hanno paura, dei furti, della violenza, della precarietà. Facile gioco hanno quindi,le forze conservatrici, che giocando su queste paure,ottengono così il consenso popolare. Sono convinta che oggi, più che un problema”sociale”, noi abbiamo un problema (di vuoto) culturale.Negli anni ’70 l’ingresso prepotente del movimento delle donne nella storia, aveva rappresentato il punto di rottura di quel falso equilibrio tra sfera privata e sfera pubblca. La R-Esistenza delle donne al principio genealogico e patriarcale immetteva sulla scena parole e prassi che finora (e tuttora) erano (sono) considerati “impolitici”: autocoscienza, desiderio, libertà del corpo. Un soggetto nuovo ir-rompeva e r-esisteva. Oggi che si ri-affacciano all’orizzonte, i fantasmi di una mancanza di giustizia, e di armonia, di ottusità, di una riduzione dello spazio politico (e di cultura politica) del ritorno ad un privato esasperante che penalizzerà ancora una voltà di più le donne, R-Esistere, significherà in primo luogo,obbligarsi a rispettare la libertà di essere.Soggetti differenti.
Un saluto
Lia Gambino.
Non conosco personalmente la gentile Lia Gambino ma credo che si possa facilmente desumere dal contenuto e financo dalla forma del suo scrivere un perfetto esempio di articolo dell'estrema sinistra, stile primi anni '70, anni che il sottoscritto, per ragioni anagrafiche, ricorda benissimo.
Un vero "flashback" al tempo della mia giovinezza !
Con tutto il rispetto per la gentile scrittrice, vorrei soltanto rilevare che è proprio con ragionamenti siffatti, privi di concretezza e invece pieni di astratta "ideologia" nonché, per giunta, di vetero-femminismo, che la sinistra ha perso "di brutto" le elezioni !
Cordiali saluti.
Il problema, Paolo Emilio, è che Lia non è candidata ad alcuna elezione, che le elezioni sono finite e che Lia propone proprio un percorso culturale che si colloca su un piano diverso da quello propagandistico/elettoralistico.
Le parole di Lia risentono della cultura alla quale Lei Paolo Emilio fa riferimento. Le Sue (Paolo Emilio) risentono ancora della propaganda elettorale appunto ormai superata.
Il problema, a nostro modesto parere, non è stabilire perchè la sinistra ha perso le elezioni (problema che riguarda solo chi alle elezioni ci partecipava dal lato dei candidati), ma quali contenuti ognuno vuole proporre, indipendentemente dalla propaganda elettorale.
Lia propone quei contenuti lì.
A noi sembrano interessanti e ringraziamo Lia.
Mettiamoo in conto (e lo mette in conto anche Lia) che ad altri sembrino non interessanti.
Ma questo, credo, è il problema: stabilire cosa ci interessa. Non "etichettare" tutto in "di destra" o "di sinistra".
Paolo Emilio, ognuno è ciò che è e porta la cultura e le idee che ha.
Qui offriamo ospitalità a tutti e non distinguiamo i lettori in "amici e nemici", "di destra e di sinistra".
Né ci possiamo preoccupare, ogni volta che qualcuno scrive cose "di sinistra" di mettere qualcosa "di destra" e viceversa.
Per fortuna le elezioni sono passate. Godiamoci la libertà di dire ognuno ciò che gli pare, senza presidiare una par condicio alla quale questo blog non era soggetto neppure durante le elezioni.
Qui tendiamo a non fare distinzioni fra i lettori, ma se proprio se ne devono fare, li distinguiamo in "interesanti e non interessanti" con riferimento agli argomenti che espongono, così da aprire orizzonti a chi, pensandola diversamente, non conosce quegli argomenti e ne sarà arricchito.
Un caro saluto.
La Redazione
Gentile paolo emilio,
se avesse letto con più attenzione il mio commento e con meno pre-giudiziale, avrebbe capito che la mia analisi non riguardava uno specifico partito politico,né ideologie di nessuna genere. E' proprio il contrario. Forse, la sinistra, ha perso perché certe tematiche non sono mai entrate (o mai veramente interiorizzate) nel suo dna. Per lei, sicuramente una lingua o un linguaggio di genere, che parli di differenza, di rin-novata soggettività,illusoria divisione tra il privato e la città,di una legislazione che ponga attenzione ai diritti e ai desideri delle persone,è vetero. Per me, viceversa, non hanno mai trovato asilo nella pratica politica della sinistra. Questo vuoto, ri-propone ciclicamente tematiche che vengono lasciate alla gestione delle forze più conservatrici ; così per l'aborto,la fecondazione,ecc.
Mi pare più "vetero" continuare con un atteggiamento che pregiudizialmente, cataloga i desideri e le esigenze dei soggetti reali, come "impolitici". E' il flashback (continuo) di una concezione obsoleta del dis-ordine sociale.
un saluto
Lia
Gentile Redazione,
Non capisco il senso del Vostro ultimo intervento: "Le parole di Lia risentono della cultura alla quale Lei Paolo Emilio fa riferimento. Le Sue (Paolo Emilio) risentono ancora della propaganda elettorale appunto ormai superata".
Scusate, ma cosa volete dire, che Lia risente della "cultura" e il sottoscritto, invece risente della "propaganda" ?
Potevate anche dirlo più apertamente, se per questo. E' una Vostra civile opinione. A mio giudizio del tutto infondata, giacché vale proprio il RECIPROCO, ma non posso certo farVi mutare giudizio.
Continuerò a seguirVi lo stesso, anzi, con maggior interesse e rispetto, se possibile !
Cordiali saluti.
Gentile Lia,
Le rispondo perché comprenda che le mie osservazioni riguardavano un problema concreto. Non che quello che dice non lo sia, ma anche la forma è importante. E, come dissi qualche giorno fa, al pensionato o alla "vecchina" che hanno paura di essere scippati mentre ritirano la pensione, e magari di rivedere il giorno dopo l'arresto lo stesso scippatore a piede libero, tutti i suoi nobili ragionamenti, purtroppo, non dicono nulla.
Ci sarà pure un motivo per cui Veltroni da un lato e la Lega dall'altro hanno assorbito i voti per quelli che ora sono ... extraparlamentari.
Il motivo principale è, a mio modesto avviso, quello di non aver saputo parlare ai veri interessi della popolazione.
Voi avevate IDEALIZZATO troppo il "popolo". Ma ricordate la Storia: le regioni più FASCISTE d'Italia erano ... l'Emilia-Romagna e la Toscana ! Proprio le regioni "rosse" per eccellenza !
Il popolo, purtroppo (o per fortuna), bada al SODO, non agli ideali. Che ci vuole fare ?
E' sempre stato così.
Cordialissimi saluti.
Il problema, Paolo Emilio, è che non c'è solo il piano elettoralistico. C'è anche il piano culturale. Così come per i problemi sociali non c'è solo l'approccio circostanziale e occasionale (più soldi in busta paga, bonus per i neonati, ecc.). C'è anche l'approccio strutturale.
E tutto ciò vale sotto un doppio profilo.
Sotto un primo profilo, il fatto che alla "gente" non gliene importi della poesia, non significa che se uno parla di Leopardi, lo si debba accusare di non essere sensibile ai problemi della "gente".
In sostanza, ciò che piace o interessa o preme alla "gente" è un problema per alcune persone in alcuni momenti.
Non c'è solo audience nella vita.
Sotto altro profilo, purtroppo è proprio degli animali soddisfare i bisogni in maniera immediata e diretta.
Dovrebbe essere proprio degli uomini fare valutazioni più complesse e lungimiranti.
Prendiamo ad esempio la questione "sicurezza".
C'è una soluzione del problema che consiste nel fare leva sulle paure della "gente" e promettere più poliziotti e più repressione.
C'è una soluzione del problema consistente nel comprendere che ci sarà sempre meno sicurezza quanto più aumenterà la marginalità di intere fette della popolazione.
Dunque, c'è un approccio della "gente" per il quale ci saranno meno ladri se ci saranno più carabinieri.
E c'è un approccio che pensa che ci saranno meno ladri se ci sarà meno evasione fiscale e meno sfruttamento del lavoro.
Ovviamente, io non pretendo di dire se e quale sia la soluzione giusta. Le segnalo soltanto che il criterio "ciò che vuole la gente" non è un criterio assiologico. E' solo un criterio commerciale/elettorale.
Che può anche essere un ottimo criterio, ma non l'unico.
A me, peraltro, personalmente sembra un criterio non solo sbagliatissimo, ma anche terribilmente dannoso. Ma è solo un'opinione personale e rispetto pienamente chi la pensa in un altro modo.
In ogni caso il fatto che abbia più spettatori "Il grande fratello" invece che "La storia siamo noi" è un fatto, ma non dice nulla né sulla qualità dei due programmi né sulla loro concreta utilità.
Un caro saluto.
Felice Lima